Per il Governo italiano la moda e il design non sono punti di forza e settori da evidenziare all’estero? Il dubbio emerge guardando il video presentato a Davos, al Word Economic Forum, dal vice ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Il filmato promozionale sull’Italia, realizzato dal Ministero e dall’Ice, intitolato “Italy the extraordinary commonplace”, segue la linea dell’inglesizzazione in stile ‘Very Bello’ (l’altro video che ha spopolato nel week end, firmato direttamente dall’Expo2015), cercando cioè di rendere accessibili a livello globale le informazioni sul Paese, mantenendo una impronta italica nel messaggio e nella lingua.
Nel caso del filmato sui luoghi comuni, sono stati individuati alcuni di questi (pizzaioli, latin lover, gesticolatori) e gli sono stati contrapposti i dati di export di semilavorati, la realizzazione di infrastrutture, la produzione di yachts, l’esportazione di alimentari e i progressi nella farmaceutica e biomedicale.
Quello che non si capisce, tuttavia, è perché tra i fattori di eccellenza del made in Italy non vengano menzionate le industrie della moda e del design.
L’impressione è che non siano ritenute carte da spendere per innalzare la percezione dell’Italia oltre i luoghi comuni. Se non, appunto, che vengano trattate alla stregua dei luoghi comuni.