La Frutta ” Feia” , per Andrea Batocchi che vive a Lisbona è un progetto di business che ha visto addirittura l’interesse del New York Times. Un progetto che l’Architetto Batocchi ha lanciato creando una cooperativa di consumo e una cooperativa di servizi. La cooperativa di servizi si fonda essenzialmente sul piano di acquisto della frutta “feia” (brutta, scartata) , che non è altro che il prodotto che le grandi catene della distribuzione alimentare non mettono sui banchi di vendita perché presenta caratteristiche “visive” che non sono negli standard regolamentari previsti dagli acquirenti ( calibro, cosmetica, perfezione delle forme e del colore etc…). Questi frutti, dice l’Architetto Batocchi, di Monza, vengono normalmente lasciati ai produttori, perché non conformi agli standard previsti dai distributori per l’acquisto e la posa in vendita sui banchi. Quindi l’intervento della Coop di servizio è basato essenzialmente nell’acquistare questi ottimi frutti a prezzi di molto inferiori ai normali prezzi di mercato, con l’obiettivo di rivenderli alla cooperativa autonoma di consumatori ( al momento 400) che ricevono 2 volte la settimana il paniere dei prodotti scelti dalla COOPERATIVA di SERVIZIO, a prezzi molto bassi e con qualità di prodotto molto alta. Il successo è stato strabiliante e ad oggi le richieste di adesione alla cooperativa di consumo sono di oltre 1.000 unità.
La Frutta “Feia” nasce in Lisbona, in Portogallo, perché è frutto della iniziativa di giovani laureati, studenti Erasmus, che vogliosi di dare concretezza a desideri di autonomia economica, hanno sviluppato questa iniziativa alimentare con network di acquisto e consumo integrato.
Ma Andrea Batocchi , questa iniziativa è uguale a quella italiana di “last minute market”?
Il progetto è quello di eliminare i problemi relativi alla “apparenza del prodotto” per permettere intanto di non distrugger il prodotto, e poi di avere disponibilità continua di prodotto di qualità, a prezzi molto bassi, e con qualità molto alta.
Ma si può dire sia una operazione di successo?
Assolutamente SI’ anche se ovviamente il tutto si fonda sul lavoro da apportare direttamente e sull’impegno dei singoli soci della cooperativa che impegnano il loro tempo nel dare concretezza alla catena alimentare.
Ovviamente il progetto nasce per creare lavoro e quindi, in tempi difficili come gli attuali, avere valvole di sfogo che consentano di lavorare e impegnare tempo, risorse e persone, è un successo.
Davvero un bel progetto, facile e sostenibile.